D.E.A Donne Empowerment Accoglienza

Un lavoro e una casa per le donne vittime di violenza


COME NASCE

Nel 2022 abbiamo accolte circa 40 donne, e la maggior parte di loro fatica dopo la violenza a rimettersi in carreggiata. Le nostre indagini hanno evidenziato che il percorso di autonomia delle donne vittime di violenza, spesso con figli minori a carico, in seguito agli interventi emergenziali forniti da centri antiviolenza e case rifugio necessita di percorsi di inclusione attiva, poiché solo il 2% delle donne vittime di violenza trova un lavoro stabile. È solo grazie a un lavoro che le donne possono ricominciare a vivere e a riprogettare il loro futuro.
Senza lavoro non c’è indipendenza.

OBIETTIVO

Il progetto D.E.A. vuole sviluppare un modello di accompagnamento all’autonomia, con l’obiettivo più ambizioso di strutturare pratiche di intervento che possano essere adottate su scala nazionale. Per ogni donna sarà individuato un percorso di accompagnamento personalizzato che favorisca l’inserimento della donna nel mondo lavorativo e la sostenga nella ricerca di un alloggio, fornendo anche un supporto economico, se necessario. L’obiettivo del percorso è quello di rendere ogni donna consapevole e protagonista del proprio percorso di emancipazione.

DATI

Il progetto DEA è stato approvato da Fondazione Cariplo, nell’ambito dei progetti emblematici territoriali 2021, e verrà finanziato con un contributo del 50% pari ad 80.000 euro. Il progetto avrà una durata complessiva di 24 mesi e punta alla presa in carico di circa 30 donne. Preziosa la collaborazione con OpenJobMetis pronta a sostenere e veicolare opportunità, interlocuzioni e assunzioni.

TARGET

Il progetto DEA si rivolge a donne vittime di violenza e in condizioni di fragilità socio-economica che siano pronte a rendersi protagoniste del proprio percorso verso la riconquista dell’autonomia.

A) Il concetto di violenza, ai fini di questo progetto, è inteso in senso ampio ed include le varie forme attraverso le quali si può manifestare:

  • Violenza fisica
  • Violenza sessuale
  • Violenza economica
  • Violenza psicologica
  • Violenza sociale

B) Le donne da coinvolgere nel progetto, devono essere pronte ed avere il giusto atteggiamento mentale per mettersi in gioco poiché saranno loro stesse le protagoniste del loro percorso di emancipazione. Pertanto, motivazione e disponibilità al cambiamento sono i requisiti fondamentali delle donne da prendere in carico. Devono, altresì, essere nelle condizioni psico-emotive per avviare il percorso: pertanto, non saranno coinvolte donne in condizioni di emergenza, che stiano vivendo attualmente le criticità della violenza (es. procedimenti giudiziari in corso, denunce, procedure di codice rosso etc)

DONAZIONI

Grazie alle vostre donazioni raccoglieremo risorse utili per finanziare percorsi di orientamento specialistico e accompagnamento per l’inserimento/reinserimento
lavorativo, oltre a corsi di formazione per l’aggiornamento e la riqualificazione professionale.

La Storia di Alessia*

*ogni nome citato è di pura fantasia per ragioni di privacy

Alessia è una donna di 40 anni. Ha un figlio, Mattia, di 13 anni che frequenta la terza media. Da anni vive in trappola, una trappola invisibile …. quella della violenza psicologica. Da quasi 20 anni vive con un uomo, padre di suo figlio, che dopo poco tempo dall’inizio della loro storia ha iniziato a cambiare atteggiamento verso di lei. Ha iniziato ad offenderla, a sminuire il suo valore e a criticare qualsiasi cosa facesse.
Le ha sempre rivolto frasi come:

TU
“non vali niente”
“non sei all’altezza”
“non meriti niente”
“non sei capace”
“non sei una brava madre”

Queste frasi ripetute, giorno dopo giorno, hanno iniziato a farsi strada nella mente di Alessia che, alla fine, ha iniziato a credere fossero vere.
Alessia ha iniziato a dubitare del suo valore, delle sue capacità e del fatto che potesse meritare qualcosa di diverso nella vita. E così, ha iniziato a perdere il controllo della propria vita, della propria identità e della propria autonomia.
Alessia non guida, perché il compagno le ha sempre ripetuto che non sarebbe stata in grado di prendere la patente.
Con questa scusa, è sempre stato solo lui ad accompagnarla ovunque dovesse andare. In questo modo, poteva controllare dove andava, cosa faceva e chi incontrava.
Alessia non lavora, perché il compagno le ha sempre ripetuto che non sarebbe stata mai scelta per un lavoro perché non aveva titoli di studio e capacità sufficienti. Con questa scusa, è sempre stato solo lui a lavorare e a guadagnare. In questo modo, il compagno poteva rendere ancora più dipendente Alessia, perché non aveva delle risorse economiche proprie, non aveva accesso al conto corrente e al bancomat e per ogni spesa doveva chiedere il permesso.
Ogni sera Alessia piange in silenzio, sente di essere in trappola e …. non sa come uscirne. Si sente sola, smarrita … non sa da che parte cominciare, a chi chiedere aiuto.
Non ha una sua indipendenza economica e le risorse necessarie per andare altrove, pagare un affitto di una casa per lei e suo figlio e provare a ricominciare da capo.
Una sera, Alessia sente il figlio Mattia piangere in camera sua.
Il giorno dopo Mattia, tornato da scuola, dice alla mamma:
“non preoccuparti Mamma, dopo che avrò preso la licenza media, voglio lasciare la scuola e andare a lavorare, così inizierò a guadagnare qualche soldino e potrò aiutarti …. vedrai, ce la faremo!”
Le parole del figlio sono state la molla per Alessia che, ha preso il coraggio a quattro mani, e ha deciso che era arrivato il momento di reagire, di trovare il coraggio per ricominciare da capo.
Alessia è una delle donne che partecipa al Progetto DEA.

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